Sei di Pisa se: vocabolario pisano-italiano

Da buona Pisana DOC parlo pisano e ho sempre pensato che il toscano, e più precisamente il pisano, fosse un dialetto facilmente comprensibile a tutta la popolazione italiana. E invece no. Nel corso degli anni, soprattutto relazionandomi con molte persone durante i miei viaggi o progetti di lavoro, ho scoperto che termini che per me sono all’ordine del giorno, anche i più comuni, per gli altri sono arabo.

Così ho deciso di scrivere un articolo dedicato al vocabolario pisano-italiano. Una lista di modi di dire pisani che spero diventi sempre più ricca grazie all’aiuto di voi amici e lettori pisani.

Intanto buona lettura e, se mentre scorrete la lista vi vengono in mente parole in dialetto toscano e pisano che ho dimenticato, lasciatemi un commento.

Dialetto pisano e modi di dire pisani

A

ACCICCIOLATO: spiegazzato. Si dice soprattutto riferito ai vestiti, quando invece di piegarli vengono spiegazzati o ci si fa una palla. Es. “O perché hai messo lì i vestiti tutti acciciolati? Dé ma un c’avevo voglia di piegalli“.

ARADINO: piccola radio a transistor per stadio.

A BIRIUCCI (o A BIRIUSCI o A BIRIBICCI): portare qualcuno sulle spalle.

A TUTTO BORDONE: a volume molto alto.

A TUTTO SDEO: senza limite, senza fine. Es. ‎“È piccantissimo, peperoncino a tutto sdeo!”. Variante: A TUTTO FO’O.

ABBESTIA: tanto, tantissimo. Es. “Mi piace abbestia!”. Variante: ADDUMILA.

ABBORACIATO: agg. fatto in fretta e male.

ACCOMODARE: aggiustare qualcosa che si è rotto o non funziona. Es. “Hai accomodato la ruota della bici?“.

ACQUAIO: lavello per piatti. Es. “Rigovernare all’acquaio” = fare i piatti.

ACQUETTA: è la candeggina.

AGGANGHIRE: a Pisa si usa con più di un significato ad es. essere stressato oppure infreddolito (“agganghire dal freddo“).

AGGEGGIO (da cui AGGEGGIARE/AGGEGGINO): una cosa, una roba o anche un marchingegno; come verbo significa avere sempre le mani occupate a fare qualcosa. Es. “Il mi’ figliolo sta sempre ad aggeggiare coi colori, diventerà un artista”.

ALLAPITARE: emanare una puzza spaventosa (vedi AVELLARE).

ALLEGHIRE: si dice riferito ai denti quando stridono tra loro.

ALLEZZITO: sporco, sudicio.

ALTRO: no. Es. dal salumiere: “Serve altro?” -“No grazie, apposto così”.

AMMODO (o AMMODINO): riferito a una cosa fatta per bene, o anche come aggettivo/esclamazione Es. “Oggi ho cucinato una pasta veramente ammodo” o “Fai ammodo allora, ci becchiamo domani”.

ANTEPÀTIA: agg. antipatica.

APPANNATO: si dice di persona “rivestita di panni” quindi grossa, massiccia, abbondante.

APPIETTO: essere fuori luogo con cognizione di causa. Es. “Ma parli appietto!”.

APPUNTINO: temperino per le matite.

ARBAGIE: avere l’arbagie significa chiedere cose impossibili. Es. “Te le faccio passà io l’arbagie!“.

ARRABATTARSI: arrangiarsi, darsi da fare.

ARRIVA’ A BABBO MORTO: arrivare quando è decisamente troppo tardi.

ASCIUGATI/ARREGGITI: sono tutti inviti ironici a riposarsi dopo un presunto sforzo. Es. “Certo che ho fatto le faccende in casa, ho spolverato“. “Deh asciugati!”.

ASCIUGHINO: telo o canovaccio per usi di cucina.

ASSERBARE: conservare, tenere in serbo.

ATTRASSO: donna appariscente ma ridicola.

AVELLARE: emanare cattivo odore (si dice di persona). Es. ‎“Puzzi avelli!“.

AVERLA AVUTA: essere all’estremo di qualcosa, subire qualcosa come una malattia o una rottura di scatole. Es. “Ieri son stata tutto il giorno nella pioggia e l’ho avuta” o “Luilì beve così tanto che ormai l’ha avuta”.

B

BACCAGLIARE: corteggiare, andare dietro a qualcuno. Si utilizza soprattutto in un contesto giovanile.

BACCELLONE: si dice di personaggio grande, grosso e cog**one.

BAI: acetoni (malessere dei bambini). Es. “Ir mi bimbo c’ha bai”.

BADA: significa “Stai attento a cosa fai!”. Si dice soprattutto ai bambini per non fargli fare qualcosa.

BALLETTARE: muoversi di continuo (es. se ti scappa la pipì o il bagno è occupato).

BALLETTO: vuol dire subito, in un attimo. Es: “Dammi una mano a spostare quelle piante, in due si fa in un balletto (o due balletti o tre balletti)”

BANFE: caldane. Es. “Badalì, vel botro c’ha le banfe!”.

BAOTENIA: ovvero “baco tenia”, verme solitario.

BARDATO: agg. Essere ben vestito, imbacuccato. Es. “C’era un freddo pipone, ma mi son bardato bene bene“.

BAZZA: mento.

BECCARE: rimorchiare una ragazza.

BECCO: agg. Se sei becco sei cornuto.

BECIO: lombrico.

BELLINO: carino. Si dice di cose e persone. Esclamazione tipica pisana: “Senti bellino!”.

BIMBO/A: si dice per rivolgersi a una persona da 0 a 100 anni.

BISCHERO: in pisano ha un doppio significato. Si chiamano bischeri i bordi appuntiti della tipica torta co’ bischeri di Pontasserchio ma si dice anche di un soggetto ingenuo e un po’ stupidotto. Es. “Oh bischero” (vedi GRULLO).

BODDA: rospo grasso.

BOMPRÒ: rutto, più tipicamente è riferito al ruttino dei bambini.

BOIA: esclamazione tipicamente toscana il cui significato è “Cavolo!” / “Caspita!“. “Boia dé” è la quintessenza della livornesità, ma anche in pisano si usa parecchio. Usato anche nella forma “io boia” come intercalare rafforzativo.

BORDA (o ARIBORDA o TONFA): interiezione per enfatizzare un concetto, sta per “Ancora!” come risposta sarcastica a qualcosa che si verifica per l’ennesima volta. Es. “Stamani mamma m’ha brontolato” – “Borda!”. Variante: “Tonfa panaia!”.

BOTRO: fango.

BOTTINO: pozzo nero, cacca. Da qui l’espressione “Siamo nel bottino”.

BOTRILLO: donna particolarmente brutta.

BOZZI: pozzanghere.

BRASARE: eliminare, cancellare. Solitamente si usa parlando di una lista di cose e/o persone. Es. “Hai comprato il latto? Allora brasalo dalla lista della spesa!”.

BRISCOLA (da BRISCOLARE): botta, colpo. Es. “Boia che briscola che m’hai dato!”.

BRISCOLARE: picchiare, menare. Es. “Quando torna tu pa’ ti briscola”.

BRODO: si dice di persona che compie un atto stupido o che si lascia infinocchiare. Es. “Ti sei fatto passare avanti popo’ di brodo!”. Simile a locco/torsolo/tamburo.

BRONTOLARE: sgridare, rimproverare. Es. “Mamma mi ha brontolato perché mi sono sporcato giocando”.

BUBBOLARE: lamentarsi. Es. “Ma cosa bubboli?”.

BUCARE (o BUARE): se il pisano non va a scuola “bua”.

BUDELLO: (vedi TEGAME).

BULLETTA: chiodo.

BUGGERARE: prendere in giro.

BUOPUNZONI (o BUO RITTO): a chiappe all’insù.

BUSSOLO: bidone. Ad es. i bidoni della spazzatura per un pisano sono dei bussoli.

BUZZO (O BUZZA): pancia.

C

CAATA: cacca, o riferito a persona  e usato come aggettivo. Es. “Popò di caata che non sei altro”.

CALDARE (o CARDANE): vampe di calore tipiche di donne in menopausa.

CALDANO: vaso di terracotta con manico per metterci la brace per scaldarsi i piedi e da agganciare al TRABICCOLO.

CANNELLA: rubinetto. Es. “Non bere dalla cannella, non è potabile!”.

CANTERA: cassetto.

CANTERO: vaso da notte.

CANTERALE: cassettone, mobile a cassetti.

CAPITOMBOLO: caduta. Es. “Vai piano sulle scale sennò fai un bel capitombolo!”.

CAPPELLATA: stupidata. Es. “Hai fatto una cappellata!”.

CARCAGNO: tallone.

CARDEO: zitellotto attempato.

CARROZZINE: attrazioni del luna park in senso generico. Es: “Si va alle carrozzine alla fiera a San Casciano

CARTELLA: la cartella è lo zaino dei bambini usato per andare a scuola.

CARZEROTTI: calzini.

CATROZZOLO: piccola particella di qualcosa. Es. “Ho fatto il pane è m’è avanzato un catrozzolo di pasta per un panino”.

CECCIA: in pisano mettersi “a ceccia” significa sedersi / mettersi seduti.

CECINA: è un tipico piatto della tradizione pisana, ossia la farinata di ceci.

CEE: sono le nascite delle anguille. Erano uno dei piatti pisani più tipici ma da anni ne è vietata la pesca.

CENCIO: straccio per pulire i pavimenti. Dare il cencio = lavare il pavimento.

CHETARE / CHETARSI: Zittire / stare zitto. Es. “Chetati!” = “Stai un po’ zitto!”.

CHICCO: dolcetto.

CHIORBA: testa.

CIACCIARE: darsi da fare in qualcosa. Il “ciaccione” è colui che si affaccenda a fare cose solitamente non richieste. Es. “Ma cosa ciacci? Chi ti ha chiesto di farlo?.

CIAFFATA: ceffone, schiaffo.

CIAMBROTTA: misto di verdure, ratatouille.

CIANCIU(C)ATO: sgualcito.

CICALINI: brigidini.

CIGLIERE: stanza o portico con accesso esterno, dalla corte o aia, pavimento in terra e funzione tipo cantina.

CIGNALE: cinghiale. Si dice anche di una persona dai modi bruschi di corporatura possente poco curato nel viso.

CINGOMMA (o CIRINGOMMA): gomma da masticare, chewing gum

CIOTTOLI: piatti (e non solo) da lavare. Il pisano “rigoverna i ciottoli all’acquaio”.

CIUCCIONE: è un bacio dato bene con la lingua.

CIUCCO: scemo.

CIUINI: chiocciole (di terra).

CIUO: asino.

CHIATTO: grasso.

CHIORBA (o CHIORBONE): testa. Es. “Sei un chiorbone” / “Hai la testa dura come le pine verdi“.

COLLO: espressione pisana “In collo” = “in braccio”. Es. “Prendere il bimbo in collo”.

COLTELLA (o CURTELLA): coltello.

COLTRONE: coperta (o maglione) di cotone imbottito o di lana pesante, grosso e caldo.

CONIGLIOLO: coniglio. A Calci è chiamato anche CUNIGLIOLO.

CORBELLI: palle. Es. “Quello lì mi stà sui corbelli”, oppure “Ne ho i corbelli pieni”.

CULONIA: il pisano lo dice riferendosi ad un luogo generico lontanissimo, da dove ci si trova o da dove si dovrebbe andare. Es: “Stasera alla Luminara di San Ranieri sono partito tardi e ho trovato parcheggio in culonia!“.

D

DESINARE: pranzare.

DIREZZOLA: scopa dal manico molto lungo che serve a togliere le ragnatele sulle pareti in alto.

DISCORRERE: sentenziare, litigare. Es. “Quei due è tutto ir giorno che discorrono (anzi, discorrAno).

DRUSO: a Pisa viene chiamato così lo studente fuori sede (meridionale).

E

ECCEOMO: sanguinante, ferito.

(FARE COSE A) ERPIO: fare cose fatte male.

F

FARDA: donna che si trucca troppo, come una prostituta. Es. in discoteca: “Boia hai visto che farda è quella lì?”.

FARE FESTA: modo di dire che sta a significare “finire”. Es. “Per oggi faccio festa” = “Finisco di lavorare”.

FILANCIANO: filo metallico.

FIO / FIA: agg. si dice di ragazzo o ragazza di bella presenza. Es. “Com’è fio lui!”. Oppure ragazzo/ragazza intesi come fidanzato/fidanzata. Es. “Il mi’ fio / La mi’ fia”.

FIOSO: persona che si lamenta a sproposito. Es. “Falla finita, sei proprio fìoso!“.

FISTOLA: tubo per annaffiare le piante.

FOATA (o STRINATA): quando il pisano prende troppo sole al mare prende la foata o una bella strinata.

FOGGIANO/FOGGIANATA o tamarro/tamarrata. Es. “Ti sei vestito proprio foggiano oggi” o “O che foggianata di macchina hai preso?“.

FOTTÌO: tanto (di qualcosa). Es. Una folla è fatta da un fottio di persone.

FRATE: è la ciambella, quella che trovi alle sagre, fritta e ricoperta di zucchero.

FRIGNOLI: brufoli.

FRÍTTE: usato per indicare qualsiasi insetticida spray.

FRITTELLA: focaccia in teglia unta.

FRUGARSI: rovistare nelle proprie tasche in cerca di qualcosa. Solitamente si associa ai soldi, es. “Stasera offri te? Allora frugati!”.

FRULLINO: decespugliatore di erbacce.

FURIA: fretta. In gergo “Avere furia”. es. “Nini un mi mette furia!“.

G

GABBARE: fregare. Es. gabbare il sistema.

GABINA: cabina al mare.

GAINO: piede di porco, leva (vedi SGAINARE)

GAÌRE: morire. Es. “Quel pover’omo è gaìto in un incidente”.

GALLACCIO: variante di GANZO ma con un’accezione dispregiativa. “Sei un gallaccio!“.

GANGHERI: sono i cardini delle porte. Tipicamente in pisano si usa l’espressione “Uscire fuori dai gangheri” per dire “Andare fuori di testa” / “Arrabbiarsi”.

GANZO: aggettivo riferito a persone o cose con accezione positiva. Si dice di persona brava, simpatica, in gamba: Es. “Sei un tipo ganzo!“. Inoltre si dice anche di cosa bella o interessante: Es. “Ganza ‘sta cosa!“. Come sostantivo il significato invece è quello di amante. Es. “Ahhh Maria c’ha il ganzo!

GANZIALE: versione molto 90’s dell’aggettivo GANZO.

GARRINO: sputo catarroso.

GATTA PELOSA: sono le processionarie.

GAO: noto intercalare tipico della campagna pisana. Espressione tipica: “Gao bellino!”

GAGHERO: bulletto; sinonimo di GANZO.

GARBARE: piacere. Es. “Questi occhiali mi garbano parecchio!”.

GAVORCHIO: solitamente si dice di ragazza affatto attraente (diciamo pure brutta!) e grassoccia.

GEPPINO: è il Settebello quando si gioca a scopa.

GHIACCIO (o DIACCIO): freddo, non ghiacciato. Es. “Oggi la situazione è ghiaccina eh!” o “Boia com’è ghiaccia l’acqua del frigo” o “L’acqua è diaccia marmata“.

GHIOZZO: agg. usato soprattutto per indicare persona rustica e poco adatta alla situazione. Es. “Sei un ghiozzo!“. Variante: ghiozzo di bua o ghiozzo di padule.

GIACCHETTATA: si dice di una cosa semplice da eseguire.

GNOCCARE: da “prendere lo GNOCCO” ossia impermalirsi, arrabbiarsi, perdere il nervoso. Es. “‘Un mi fa gnoccà!’”, “‘Un mi fa prende lo gnocco” = non mi fare arrabbiare.

GOBBO: è il Jack quando giochi a carte.

GOCCIO o GRONDO: significa “poco”, riferito solitamente ad un liquido. Es. “Dammi un goccio di vino” o “Mettici un grondo d’olio”.

GOLINO: colpo dato alla gola. Es. “Se un la smetti ti tiro un golino“.

GOMMINO: elastico per i capelli.

GOTE: guance.

GOVONE: si dice di persona robusta. Es. “Lelì pare un govone!“.

GOZZO: pozzanghera (se pronunciato con la o aperta) e pomo d’Adamo (con la o chiusa).

GRANATA: scopa per spazzare.

GREBANO: aggettivo. “Sei un grebano“. Si dice per lo più ai bambini se fanno qualcosa di sbagliato.

GROPPONE (o GROPPA): schiena.

GRULLO: si dice di persona sciocca o sbadata. Es. “Hai messo lo zucchero nel minestrone! Ma sei grullo?” (vedi BISCHERO).

GUANCIALE: cuscino.

GUAPPO: si dice di persona GANZA ma in maniera ostentata e fastidiosa. Es: “Luilì con la mi’ bimba ci fa troppo il guappo, se ce lo ribecco lo gonfio come una zampogna

GUAZZA: la rugiada e/o brina.

I

IERLALTRO: l’altro ieri.

IMBACUCCATO: vestito pesantemente d’inverno.

IMPANCARE: fare o organizzare. Es. “Hai impegni per stasera? Cos’hai impancato?”.

IMPANCALATO: da impancalare. Significa restare fermo come un pancale. Es. “Vieni qui, non restare lì impancato”.

INCASTRARCI: entrarci con qualcosa, Es. “Hai fatto un discorso che non c’incastra nulla”.

INCIGNARE: inaugurare / indossare qualcosa di nuovo.

INGABOIARE: imbrogliare/barare durante un gioco.

INNACQUARITO: Es. “Luilì c’ha r cervello innacquarito!”.

INSULTARE: non sopportare. Es. “Boia luilì come m’insulta!“.

INTRAFUNARE (INTRAFUNARSI): andare a complicarsi inutilmente la vita. Es. “Mi sono andato a intrafunà in questa cosa!“.

INTRAMPULARE: inciampare.

L

LABBRATA: schiaffo dato a mano aperta.

LACCHINO: verniciatore di mobili laccati.

LAPIS: matita (quella con la grafite nera, non la matita colorata).

LAVORONE: il pisano esclama “E’ un lavorone” quando c’è un problema o una situazione da risolvere.

LEGNAIOLO: falegname.

LEZIONE: compiti a casa. Es. “Puoi giocare dopo che hai finito di fare la lezione”.

LEZZO: sporco, sudicio. Si dice sia di cose che di persone.

LILLERI: soldi. Modo di dire pisano: “Senza lilleri ‘un si lallera” ossia “Senza soldi, si fa poco”.

LOCCO: si dice di persona sciocca o sbadata. Es. “Sei proprio un locco!”. Simile a brodo/torsolo/tamburo.

LOTRO: si dice anche di persona che mangia molto.

LUCIO: tacchino.

LUILÌ (o LEILÌ): lui / lei a cui ci si riferisce.

LUSTRINO: lucidatore di mobili.

M

MAOLO: livido. Da cui l’agg. MAOLATO, pieno di lividi.

MARMATO: ghiacciato, gelato. Es. acqua ghiaccia marmata.

MATERASSA: il materasso del letto.

MÈZZO: bagnato.

MI PÁ / MI MÁ: mio padre / mia madre.

MICA (o MÌA): per caso. Es. “C’hai mìa du’ spicci? / Hai per caso dei soldi da darmi?).

MIDOLLA: mollica del pane.

MOCCIO: ti viene al naso quando hai il raffreddore.

MOCCOLO: bestemmia. “Tirare un moccolo” = “Smoccolare” = bestemmiare.

MOMENTACCIO: momento o periodo sfavorevole o piuttosto impegnato.

MOTA: fango.

MOTORE: il motore per il pisano è il motorino (scooter) o la motocicletta.

N

NAPPA: naso.

NASINI: mollette dei panni o chiappini.

NINI: Appellativo vezzeggiativo familiare, lo dicono i nonni ai nipoti o in genere ai bambini. Es. “Nini vieni a darmi un bacino!”.

NOCCHINO: colpo dato con le nocche della mano chiuso. Es. “Stai bono sennò ti do un nocchino!”.

O

ODORI: per il pisano gli odori sono il misto di verdure da brodo (cipolla-carota-prezzemolo-sedano).

OIMMENA (o OIMMEI): noto intercalare toscano per esprimere un lamento, insofferenza o uno sforzo. Es. “Oimmei come mi fa male la schiena!”.

ONCO (o AONCO): nausea. Es. “Avècci l’onco”, “Avere la nausea”.

ORELLANNO: l’anno scorso.

P

PALLOCCOLOSO: si dice di persona noiosa e monotona.

PALLONZOLO: nella vanga è l’appoggio trasversale al manico su cui fare forza col piede per affondare il colpo

PANAIO: panettiere, fornaio.

PANENZUPPO: panzanella.

PARERE: sembrare. Es. “Mi pare d’avè visto la Lucia dal panettiere”.

PASSATA: cerchietto per i capelli.

PATATE MASCÈ: il pisano chiama così il purè di patate.

PATTONE: scappellotto sulla testa.

PELLAIO: si dice di persona gretta o avara, tanto che si dice “Fare una figura da pellai” quando ci si riferisce a un comportamento rozzo.

PENERONE: si dice di persona che non ha voglia di fare niente.

PENTOLO: tegame per cucinare.

PEO: tiro di sigaretta. Es. “Mi lasci du’ pei?”.

PERITARSI: non peritarsi, non fare complimenti, non preoccupartene. Es. “Mangia, un ti perità!”.

PEORO: si dice di persona cornuta.

PICCHIO: dal verbo picchiare, significato equivalente a colpo. Es. “Dare un picchio a qualcuno“.

PIDOCCHIOSO: si dice di persona pedante, puntigliosa ma anche avara, attenta agli spiccioli. Es: “Gli ho dato un passaggio e quel pidocchioso non mi ha nemmeno offerto il caffè“.

PILLACCHERA: schizzo o macchia di fango sugli abiti. Es. “Hai i pantaloni pieni di pillacchere”.

PILLACCHERONE: si dice di una persona sempre in giro.

PILLONE: si usa nella forma “fare pillone” che in pisano significa quando mangi qualcosa e fai fatica a masticare e buttar giù. Es. “Buona la torta. Però fa pillone!”.

PINZO: puntura d’insetto.

PIPARE: fare sesso. Usato anche nella forma “Pipare dal freddo” che significa “aver freddo”. Es. “Oh, c’è un freddo che si pipa!”.

PIPITA: è la pellicina intorno alle unghie delle dita delle mani che fa male a toccarla.

POPONE: melone.

POPO’: si usa sia per dire “un po’”. Es. “Mi passi un popò di pane“; sia come cacca dei bambini. Es. “L’hai fatta la popò?

POSARE: lasciare qualcosa da qualche parte. Es. “Posa la spesa sul tavolo“.

POTTA: vulva.

POTTAIONE: si dice di persona boriosa, che si dà tante arie.

PRIMO: Rai 1. Es. “Stasera sul primo c’è la partita”.

PRUNO: spina di un rovo.

PUCIOSO: si dice di luogo truce, sporco, da pochi soldi. Ma anche di persona particolarmente taccagna.

PUGNETTE: presine che si usano in cucina per prendere le pentole quando i manici scottano.

PUNTATA: pugno nel viso. Voce del verbo “fare a puntate”. Es: “Iersera in discoteca hanno fatto a puntate per una bimba, n’ha toccate anche il buttafuori”.

PUNTO: affatto, per niente. Es. “Un mi garbi punto”.

PUZZOLA: cimice.

R

RAGIONARE: parlare. Es. “Sono due ore che ragiono al telefono”.

RAMAIOLO: mestolo (di legno). Es. “Mi pigli il ramaiolo che c’ho da girà la pasta?

RAMERINO (o TRAMERINO): rosmarino.

RAMINA: mestolo (vedi RAMAIOLO).

RAPPO: ramo.

RENA: la sabbia del mare.

REUSORIO: ospizio per anziani.

RIGOVERNARE: lavare i piatti. Es. “Rigovernare all’acquaio”.

RIGOZZARE: vomitare, sequel naturale dell’ONCO.

RIMPIATTARE: nascondere.

RIMPIATTINO (da RIMPIATTARE): nascondino, gioco da bambini.

RINCAPPELLARE: riprendere un raffreddore o una febbre appena passati.

RIPAIOLA: grande retino per pescare le CEE.

RIZZARE: alzare. È usato per lo più in forma riflessiva. Es. “Mi sono rizzato per far sedere un anziano“.

RUZZARE: scherzare.

RUZZOLARE: cadere.

S

SALZA: ragù o sugo per condire la pastasciutta.

SAPERCI: sapere di qualcosa o non sapere di niente. Es. “Quel quadro sulla parete non mi ci sa di niente”.

SBILENCO: pendente, si dice di cose o persone. Es. “Quello cammina tutto sbilenco!” oppure “La torre a Pisa è sbilenca”.

SBODDARE: ingrassare. Es. “Da quando ha fatto il figliòlo è sboddata da morì”.

SBOTTARE: arrabbiarsi/sclerare.

SBOTTO: un sacco, tanto. Es. “Costa uno sbotto!”.

SCACIARE: mandar via.

SCANTUCCIATO: senza spigoli o con spigoli rovinati. Es. “Mi s’è scantucciato il mobile”.

SCANZARE: spostare. Es. “Scanzati che devo passare!”.

SCARACCHIO: sputo.

SCIAGATTARE: sgualcire, trattar male, senza riguardo. Si riferisce specialmente ai capi di vestiario.

SCIALUCCO: si dice di persona sciocca.

SCHIACCIATA (o STIACCIATA): focaccia.

SCHIANTARE: patire o soffrire per qualcosa. Es. schiantare di caldo, di freddo, dal mal di schiena.

SCEPRE: la siepe.

SCEPRONE: sono i nuvoloni che salgono dal mare quando sta per arrivare brutto tempo.

SCIAGATTATO: si dice di persona trasandata. Es. “Non puoi mica andare a un colloquio sciagattato così!” oppure si dice di cose rotte o rovinate. Es. “Questa scatola è tutta sciagattata”.

SCOZZARE: scommettere, sfidarsi. Es. “Scommettiamo che vinco io? Vuoi scozzà?”.

SCRIMOLO: bordo di un mobile, tipicamente un tavolo. ES. “L’hai messo proprio sullo scrimolo: ora ti casca!”.

(A) SDRUCIOLO: a scivolo.

SEGA: niente. Es. “Hai fatto un discorso che non c’incastra una sega”.

SEGGIOLA: sedia.

SELVAGGIUME: è un acaro che si trova nelle aree boscate e può provocare nell’uomo degli eritemi sulla pelle. I pisani solitamente utilizzano questo termine in associazione alle gite al Parco di San Rossore. Es. “Il primo maggio si va a San Rossore? Sì, però ricordiamoci di portare un telo sennò si prende il selvaggiume!”.

SENTIRE: dolere, far male. Es. “Mi sente la testa” = “Mi fa male la testa”.

SERENO: umidità serale. Es. “Stasera c’è sereno!”.

SFIBBIOLI: lacci da scarpe.

SFOARE: essere bravi in qualcosa (Es. “Sei bravo in matematica? Boia ci sfoo di brutto!” oppure “Oggi ho sfoato alla partita”). Può essere usato anche col significato di andare veloce. Es. “Boia lulì come ci sfoa in macchina!“.

SGAINARE (o SGAIOLARE): morire. Es. “Sto sgainando di fame!”. Oppure si usa in senso sarcastico o durante i giochi online. Es. “Il mi’omino è sgaiolato!” o “C’ha tirato la gaiola“. Vuol dire anche scardinare, rompere. Es: “Ho rotto la chiave nella serratura e ho dovuto sgainare il portoncino per entrare in casa“.

SGALEMBARE: pendere, detto per lo più di abiti. Es. “Quella gonna sgalemba sul davanti”.

SGANASCIARE: sbellicarsi dalle risate. Es. “Sganasciarsi dalle risate“.

SGRUCITO: scucito. Es. “Oggi vanno di moda i pantaloni sgruciti”.

SGUSCIARE: scivolare. Es. “Sul vialetto c’è il ghiaccio. Stai attento a non sgusciare!”.

SICCHÉ: si usa come intercalare nel discorso.

SIGARETTA: non è quella che si fuma bensì il filo per cucire.

SMAFERO: spasimante.

SMANIARE (da cui agg. smanioso o s.f. smanie): essere impazienti, impaziente, impazienza. Es. “C’hai delle smanie che non un ti si regge”.

SMARTINO: scalino. Es. “Attento a come metti i piedi sennò batti i denti nello smartino” nel montare le scale.

SORTIRE: uscire. Es. “Gnamo, muoviti un po’ a sortì di casa che sei in ritardo!

SPANNOIARE: essere vestiti in modo non idoneo alla situazione. Es. “E’ primavera ma ‘un ti spannoià tanto, ‘un lo senti che è freddo!”.

SPEPERA: si dice di ragazzina vispa, ciarliera e petulante.

SPIDOCCHIARE: indagare su qualcosa o su qualcuno per poter spettegolare.

SPIGARE: mandare qualcuno a spigare è l’equivalente pisano di mandare a fan***o. Es. “Ma vai a spigare!”.

SPIRITO: alcool.

SPISOLO: laccio delle scarpe.

SPOSARE: sposarsi (ma all’infinito). Es. “Abbiamo sposato due settimane fa”.

SPUCIARSI: togliersi “parassiti” di dosso.

STONFO: un sacco, tanto. “Non lo compro, costa uno stonfo”.

STOPPINATO: chiuso. Stoppinare = chiudere. Es. “Piove a vento! Stoppina le finestre!”.

STRINARE: bruciare. Es. “Stavo cucinando e mi sono strinata una mano coi fornelli“.

STRUGGERSI: addolorarsi, affliggersi. Es. “Perché non rispondevi al telefono? Mi struggevo!”.

STUCCO (o STINFIO): si dice di persona difficile da accontentare. Es. “Mamma mia oggi come sei stinfia, un ti va bene niente!”

SVIZZERA: la svizzera per il pisano è l’hamburger.

T

TAMBURO: si dice di persona stupida. Es. quando dici una bischerata e ti rispondono: “Vieni, tamburo!“. Simile a brodo/locco/torsolo.

TANACCA: stupido, scemotto. Es. “Tanacca, se un lèvi il freno a mano sei bell’e partito”.

TARABARALLA: più o meno.

TARANTOLA (o TERRANTOLA): non è un ragno, bensì il geco.

TARPONE (o TALPONE): grosso ratto.

TEGAME: termine spregiativo, puttana. Es. “Lelì è un tegame!“.

TESTO: coperchio della pentola.

TICCIO: si dice di uomo robusto con fisico notevole, un marcantonio. Es. “Con un ticcio non fare a botte perché le buschi!”.

THO VIENI: altro modo di dire “Si, come no?!”.

TOCCARNE: essere presi a botte. Es. “Da piccino n’ho toccate tante”.

TOCCO: “ir tocco” a Pisa sono le ore 13. Es.”Si mangia ar tocco“.

TÒGO: si dice di persona recidiva e dura di comprendonio. Es. “Oh ma allora sei tògo: t’ho detto che stasera non ci sono!”. In origine questo termine aveva un significato simile a GANZO.

TONFARE: picchiare forte, riempire di botte.

TOPINI: vengono chiamati così gli gnocchi di patate.

TORNARE: andare ad abitare. Es. “Sono tornato di casa a Palaia”.

TORSOLO: una persona sciocca, che non vale niente, da scartare (da qui torsolo, come la parte centrale di alcuni frutti). Simile a brodo/locco/tamburo.

TOTTO (con le o chiuse): significa, solitamente detto ai bambini, “Non toccare”.

TRABARCARE: attraversare. Es. “O bimbo sta’ attento a trabarca’ la via” / “Bambino stai attento ad attraversare la strada”.

TRABICCOLO: scaldino per il letto. Oppure inteso come macchina stravagante. Es. “Mario voleva comprare l’auto nuova! Poi l’ho visto arrivà con quel trabiccolo che pare der mi nonno!”.

TRAMPALO: persona malferma sulle gambe che inciampa di sovente.

TRABUSCARE: si usa relativamente al meteo, quando il tempo sta cambiando. Es. “Ecco le nuvole, vedi, il tempo si trabusca”.

TRAVASO: si dice di donna brutta che si dà delle arie.

TROIAIO: si dice di un lavoro fatto male “È venuto un troiaio!“. Personalmente però chiamo troiai anche patatine, merendine, caramelle,… insomma quando ho voglia di qualcosa di goloso mangio un troiaio.

TRONATA: forte colpo, solitamente alla testa. Es. “Boia che tronata che ho preso!”.

TRUGOLO: sporcaccione. Solitamente si dice ai bambini quando si sporcano mangiando.

U

UN: Non. Es. “Ci vai o un ci vai?”.

(MANGIARE A) UFO: mangiare tanto.

USCIO: porta di casa. Es. “Lascia pure la spesa sull’uscio di casa“.

V

VAFFANDOMO: vaff****lo.

VAÌNI: soldi.

: qui. Es. “Vieni vì“.

VITA: schiena. Quando il pisano ha il mal di schiena “gli sente la vita”.

Z

ZANNELLA: è lo scolo delle acque pluviali tra il marciapiede e la strada. Es. “Bada a un mette i piedi nella zannella che te li inzuppi”.

ZAZZERA: frangia dei capelli.

ZIPILLO: colmo, pieno fino all’orlo. Es. “Quel bicchiere è pieno zipillo”.

ZIZZOLARE: tremare dal freddo. Es. “Si zizzola dal freddo”. Variante: “Si pipa dal freddo”.

ZONZO: “A zonzo” significa andare a giro.

ZOZZA: la zozza è la correzione del caffè col liquore.

ZOZZO: aggettivo (zóz·zo) si dice di cosa o persona sudicia o sporca.

(ALLA) ZUAVA: i pantaloni che stanno corti. I cosiddetti “pantaloni acqua in casa”.

Amici pisani, vi vengono in mente altre parole in toscano o in dialetto pisano?
Vi aspetto nei commenti per allungare la lista.

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Se hai dubbi o curiosità puoi lasciarmi un commento qui sotto o puoi lasciarmi un messaggio sul mio profilo Instagram o sulla mia pagina Facebook. Ti risponderò al più presto!

Francesca Turchihttps://www.travelstales.it/
Travel Blogger, Social Media Strategist, Web Content Writer & much more since 2009.

Commenti

  1. Visto che sono Pisano dal 1950 avrei qualche cosa da aggiungere:
    Formiche =Formiole / braccio (plur. bracci) informiolito
    Coniglio= Conigliolo
    Asparagi= gli Sparaci
    Mirto (pianta)= la Mortella
    Avere freddo= Pipare dal freddo (Oh!,c’è un freddo ‘he si pipa.)

  2. Ciao Francesca,
    volevo aggiungere:
    SMARTINO “Attento come metti i piedi se no batti i denti nello smartino” nel montare le scale, sarebbe lo scalino.
    ZANNELLA lo scolo delle acque pluviali tra il marciapiede e la strada: “Bada a un mette i piedi nella zannella che te li inzuppi” tra cui INZUPPI bagnato fradicio

    • Grazie Simone, le ho appena aggiunte.
      Mi hai inoltre fatto venire il dubbio su INZUPPARE, che ho ricontrollato e invero è italiano, quindi non l’ho inserito in questa lista.
      Grazie e se hai altri vocaboli da segnalare sei sempre il benvenuto!

  3. Manca pellaio, credo unica offesa pisana legata a un mestiere. Ricorderete la mitica scritta Max il pellaio sotto all’insegna di Max il cuoiaio. Pellaio poi vorrebbe dire persona gretta o avara tanto che si dice “figure da pellai”

  4. Cigliere. Stanza o portico con accesso esterno, dalla corte o aia, pavimento in terra e funzione tipo cantina.
    Ramina. Ramaiolo

  5. Aggiungerei questi termini, se non sono già stati inseriti…
    Curato, il prete tipicamente di campagna: “Vatti a confessa’ dal curato”.
    Stadèra, la bilancia a mano che si usava una volta nei mercati.
    Bussolotto/i, i pensili della cucina.
    Manfruìto, corruzione di ermafrodito, riferito sia a persona di sesso o comportamenti sessuali ambigui, ma anche come offesa generica.
    Zuccherini, tipici dolcetti primaverili della piana pisana, come anche la schiacciata, lievitato dall’intenso profumo di anice (o anaci): la schiacciata del Bargagna o del Mannocci, tanto per fare due noni.
    Segaiòlo, individuo che pratica intensamente l’onanismo, ma anche riferito a persona mingherlina, dotata di limitata forza fisica.
    Trasporto, come sinonimo di funerale o della processione che accompagna il feretro dalla chiesa al camposanto, il cimitero.
    Letià, liticare invece di litigare.
    Fava, sei una fava (sei un coglione), oggi sono sfavato a bestia (sono nervosetto).
    Palle d’oro, detto ad esempio da una madre al su’ bimbo: “Bello il mi’ palle d’oro!” Ma anche palle mosce, riferito sia al bambino che all’adulto svogliato. E infine palle losce (o alloscite), tipiche del bambino con la febbre, in cui viene a mancare il normale turgore testicolare.
    Frullana, la falce usata per tagliare l’erba medica nei campi.
    Gruccia o gruccetta, arnese per appendere gli abiti nell’armadio.
    Arnese, nell’accezione: “Sei un arnese, un aggeggino”.
    Clubbe, crubbe, grubbe, grub: casa del popolo, ARCI o ACLI: “Vieni, si va a piglià il ponce al grub”.
    Circolo: vedi clubbe. “Il mi’ marito è sempre al circolo (o alle ACLI, rigorosamente al plurale) a gioà a carte”.
    Seme: semi di zucca tostati e salati. “Compra un pacchetto di seme per il bimbo”. I più raffinati lo usano al posto di sega nell’espressione: “Lui lì un vale una sema”.
    Transisto o transistor: radiolina portatile a batteria dotata di piccolo gracchiante altoparlante, diffusissima prima dell’avvento dei circuiti integrati, usata dai mariti per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto” durante la canonica passeggiata (o vasche) di domenica pomeriggio a Marina di Pisa, con la consorte appresso.

    • Grazie Elena! In 7 anni di vita di questo articolo né io né altri ce lo siamo ricordati! 😀 A volte ci sfuggono i termini più scontati. Provvedo subito a inserirla nella lista.

  6. Non c’è GALLACCIO!
    Da giovani si usava come una variante di GANZO, forse un pò più dispregiativo… Sei un gallaccio!

  7. Pucioso deriva da “puce”, ovvero pulce. La mi’ nonna, di Asciano, aveva chiamato così il gatto perché quando l’aveva preso era piccolo e nero, pareva una pulce.
    Poi ogni tanto il mi’ babbo usava “dolce” nel senso di scemotto, poco intelligente, ma non escludo possa derivare da un’altra zona della Toscana (lui era pisano, ma la su’ mamma era di Chiesina Uzzanese).

    • Grazie per il commento Stefano.
      La storia sul termine “puce” non mi è nuova, così come “dolce”. Spesso noi pisani diciamo che qualcuno è “un po’ dolcione” proprio dandogli il significato che hai scritto tu.

  8. Ciao, volevo proporre queste parole:
    FRATE = la ciambella
    LUCIO = tacchino
    SERENO = umidità serale
    GUAZZA = rugiada
    CAPITOMBOLO, RUZZOLONE = caduta
    BUOPUNZONI, BUO RITTO = a chiappe in sù
    VEZZO = collana
    ECCEOMO = sanguinante, ferito
    ALLA ZUAVA = pantaloni che stanno corti
    TALPONE (TARPONE) = ratto grosso
    RAPPO = ramo
    PARERE = sembrare
    CIUINI = chiocciole
    CICALINI = brigidini
    CHICCO = dolcetto
    GIACCHETTATA = cosa semplice
    BUSSOLO = bidone
    TRAVASO = donna brutta che si dà arie
    ZAZZERA = frangia
    PASSATA = cerchietto per capelli
    GOMMINO = elastico
    GATTA PELOSA = processionarie
    PUZZOLA = cimice
    FRITTELLA = focaccia in teglia unta
    FARE COSE A ERPIO = fare cose fatte male
    MANGIARE A UFO = mangiare tanto

  9. In casa mia dicevano ‘soldo lucchese’ per dire una botta piccola, un livido, ovvero qualcosa che era doloroso e difficile da levare, che faceva male, come togliere un soldo a un lucchese…non so se è pisano o livornese però era di uso condiviso…

    • Ciao Giovanni,
      piacere di conoscerti! Non è usatissimo Mì ma spesso sì, lo usiamo ✌️ L’equivalente usato forse di più è Tho, es. “T’ho guarda chi c’è”.
      Un caro saluto e grazie per esser passato di qui.

  10. Francesca senti questa se potrebbe andare bene… proprio di stasera: CULONIA = Luogo generico sempre lontanissimo da dove sei o da dove vorresti andare, per es: Stasera alla luminara di San Ranieri sono partito tardi e ho trovato parcheggio in culonia

  11. Buongiorno, bellissima idea.
    Mi pare manchi “tronata” forte colpo e “trono” per indicare la tazza del wc.
    Alessio

  12. Ciao Francesca, oggi mia mamma ha detto: tolgo il foglio dalla colomba(di Pasqua) perché per partirla da noia… quindi Partire(verbo transitivo)= affettare
    Poi Selvaggiume=irritazione della pelle quando si cammina nel bosco o nell’erba alta tipo forasacchi d’estate, forse si riferisce al tipo di acaro che causa questa irritazione

    • Ciao Leonardo,
      grazie come sempre per i tuoi continui aggiornamenti da apportare a questa lista.
      Il verbo “partire” non credo sia pisano, deriva dal latino e significa per l’appunto “rendere in parti”.
      Per il selvaggiume, aggiungo subito. Fino ad oggi ho sempre pensato fosse un termine italiano! PS. mamma mia il selvaggiume in San Rossore. per anni è stato l’incubo di tutti quelli che ci andavano per il 25 aprile e 1 maggio!

  13. Io non sono Pisano ma mia madre lo era. Ho vissuto molto tempo a Pisa da giovane. Pensavo di trovare, in questa raccolta, la parola “DIREZZOLA” che voi ben sapete cosa sia. Pensavo di trovarla in quanto in italiano per poterla definire dobbiamo usare un insieme di parole, mentre in pisano con una parola definiamo lo strumenti. Ciao

    • Grazie per esser passato di qui e per aver lasciato un tuo contributo. Non sei il primo, ora che rileggo tra i commenti, ad avermi segnalato questo termine che io non conoscevo. Provvedo subito a inserirlo.
      Grazie!

  14. Ciao Francesca, senti questa che ho ritrovato di recente: BOMPRÒ= versione gentile di rutto, più tipicamente il ruttino dei bambini

  15. Buongiorno Francesca, Primo=Rai 1, es stasera sul primo c’è la partita
    Sgrucito=scucito, es oggi sono di moda i pantaloni sgruciti

  16. Penerone cioè uno che non ha voglia di fare niente. Il termine pisano era usato spesso nella mia zona che non è Pisa, ma la cittadina dove sono cresciuto è stata per molti secoli con la storica Repubblica pisana.Quindi molte parole dei miei nonni derivavano proprio da vernacolo pisano e provincia.

  17. Ciao Francesca,
    Portare a biriuscio: trasportare una persona di peso con le braccia intorno al collo e le gambe intorno ai fianchi. ES: Babbo ci sono troppe scale, mi porti a biriuscio fino in cima?

    • Mamma mia cosa mi hai fatto tornare in mente Leonardo! Mia nonna diceva “a biribicci (o biriucci)” che significava appunto portare in collo, anzi sulle spalle.
      Grazie, vado a aggiungerlo alla lista!

  18. Manca la parola BUDELLO (sinonimo di TEGAME) ma che e’ fondamentale quando durante le partite di calcetto ci si riferisce alle madri o alle sorelle degli avversari

  19. Una parola che non hai messo è “FORTORI”
    Comunque consiglio di mettere anche la grammatica non solo il lessico. Le ose e leggete su un son mia scritte ome si pronunciano eh.
    Omunque troiaio ha più signifiati, vordì tante ose ognuno lo usa ome gli garba usallo (in negativo e non riferito a persone).
    Es: Ma quer troiaio in terra chi l’ha fatto?

  20. La mi’ nonna mi deceva: vai nell’orto cor tu’ fratello e gioate con l’arcitroccolo. Vorrei sapere se “arcitroccolo” si può considerare un vocabolo pisese. Lei era d’Uliveto.

  21. Ciao Francesca, qualche altra parola tipica, non so se solo nostra:
    GABBIONE= Campino di calcetto recintato tutto intorno e sopra con una rete
    GABBIONATA: partita di calcetto tra amici nel campino di solito con feriti e contusi
    VEGLIA: andare a veglia significa uscire la sera dopo cena, più tipicamente ritrovandosi coi vicini nel cortile del palazzo o sul muretto della strada a fare 2 chiacchiere portandosi la sedia da casa
    VEZZO: il Rosario che porta la nonna in mano quando va Messa la domenica mattina o in gita al santuario di Montenero con la pezzola in testa e lo scialle di trina nera
    FENOMENI: abitanti della frazione di Tripalle, nel comune di Crespina, vicino a Ceppaiano

  22. Ecco qualche altra parola buffa:

    RUBBAORSI: abitante di Ponsacco (si rimanda alla storiella del ponsacchino che andò a rubare un maiale a Pontedera e invece ci trovò un orso del circo, e alla relativa canzoncina ” Lo volevi il maiale rubbà, c’era l’orso e ti fece scappà” sull’aria di Stars and Stripes)

    PIANIGIANO: l’abitante di quella terra di mezzo tra le frazioni di Marciana e Putignano detta Il Piano, così viene egli chiamato sia dai Cascinesi che guardano verso Pisa dall’alto dei loro 8mt slm, sia dai Pisesi che guardano il contado dall’alto delle mura, con la canzoncina sulle note di Bella Ciao ” o Pianigiano torna nel Piano”

    VETTA: ramoscello lungo, sottile e molto flessibile e resistente, generalmente prodotto da un albero della famiglia dei salici, il vettino, usato in agricoltura per fare le legature alle piante ma anche per dare le vettate
    VETTATA: punizione inferta con un colpo di vetta, generalmente nelle gambe o nel sedere quando ad esempio il bimbo torna a casa a buio tutto sporco, è l’ora di cena e non ha fatto i compiti di casa
    GUASTO con qualcuno: mantenere risentimento con qualcuno dopo un litigio (es: col mio vicino siamo guasti perché parcheggia sempre dove stendo i panni), ma anche “AVERE IL CORPO GUASTO” = avere la diarrea
    GHIGOLE: solletico
    DOMANDASSERA: Domani sera
    CASTRO: ricovero dei maiali
    CASOTTO: cuccia del cane, tipo Snoopy

  23. Mi mancava l’esempio per semafero: es ho fatto tardi perché a Navacchio i semaferi erano tutti rossi
    In pratica se vieni da Bologna non arrivi più

  24. Malestro: Danno conseguente a una birichinata o sbadataggine come la pallonata sui vasi di gerani della nonna
    Semafero=semaforo
    Firme(pl.Firmi)= film
    Camio(pl.cami)= camion es: ho fatto tardi perché a Barberino c’era la fila dei cami
    Fipilì= superstrada firenze pisa livorno…es: ho fatto tardi perché c’erano i lavori in fipilì

  25. Ciao Francesca, ecco qualche altra parola:
    Melone=mortadella, es: panino col melone sta per panino con la mortadella
    Popone=melone, es presciutto e popone sta per prosciutto e melone…. ma anche bernoccolo ( ho picchiato la chiorba in uno spigolo e mi è venuto un popone)

  26. Una nota: il trabiccolo a cui attaccare il caldano si chiama “prete” a forma di cupola tipo “igloo eschimese” o “frate” a rombo schiacciato. Forse i due nomi sono legati al fatto che venivano tolti dal letto prima che ci entrassero le persone (si evitava il contatto fisico con preti e frati). Link con foto https://www.pinterest.it/pin/701998660638679766/ e vecchi attrezzi in vendita Attrezzatura rurale eBay.

  27. Detti imparati da una nonna del pian di Pisa nata a fine 800.
    E quant’ é più che la miseria abbonda e più l’amici a ritrovà ti vengono.
    Chi d’un anno gode un giorno non istenta una anno intero.
    Ha la febbre di Sandruccia …. N’ebbe sette in una notte!
    Sì, domani te lo porto! E s’un ci sei te lo metto all’uscio.
    San Ranieri l’ho visto, la pezzolata l’ho fatta. Teresina, se n’andiamo?
    O parlà della mi lite, o scende dal barroccio.

  28. Puntata: pugno nel viso (non so se slang cascinese o più diffuso…)
    Es: Iersera in discoteca hanno fatto a puntate per una bimba, n’ha toccate anche il buttafuori

  29. Ciao Francesca, manca il verbo “intrafunare”, “intrafunarsi”: andare a complicarsi inutilmente la vita.
    es. “maiale deh ! mi sono andato a intrafunà in questa cosa!”

  30. Ciao Francesca mi pare che manchi la parola PIPITA, ovvero quella pellicina intorno alle unghie che fa male a toccarla
    SENTIRE nel senso di dolere, far male, es. Mi sente la testa.

    • Grazie Paola, vado ad aggiungerle. E con “Mi sente la testa” mi è tormata in mente mia nonna che diceva “Mi sente la vita” riferendosi alla schiena: vado ad aggiungere anche questo termine! 😉

  31. Cacini: o chissei ir cacini (a volte più specifico cacini di pontedera)

    Aradino: piccola radio a transistor per stadio

  32. Alleghire si dice quando si mangia il carciofo in pinzimonio, ho mangiato il carciofo in pinzimonio ed ho la bocca alleghita.

    • Una volta la nonna di una mia amica alla quale chiesi se era in casa mi rispose che sì c’era ma che siccome il su babbo gli aveva fatto una fregagione si era allopiata. Tradotto si è addormentata dopo un massaggio..

  33. ciao Francesca, e che mi dici del termine “spannoiarsi”. Si è primavera ma ‘un ti spannoià tanto ‘un lo senti che è freddo!
    fammi sapere
    riccardo

  34. mi è piaciuto molto…ma l’ho cercato perché io uso una parola che “usava il mi’ povero babbo”: trabuscare, lo diceva quando il tempo cambiava. lui era pisano doc come tutta la famiglia da generazioni:” ecco, vedi, viene le nuvole il tempo si trabusca,mi diceva, …va a piove”….ma trabuscare , che nessuno a pisa , più sento usare, nel tuo vocabolario non c’è….sai dirmi qualcosa in merito grazie ciao riccardo cini

    • Ciao Riccardo, grazie mille per questa aggiunta.
      Non avevo mai sentito il termine pisano “trabuscare” ma ho fatto un controllo ed effettivamente ho trovato una corrispondenza. Forse veniva usato a Buti e dintorni!? Vado subito ad aggiungerlo alla lista, grazie ancora!

  35. Una chicca è il verbo “allapitare”. Nel senso di “emanare una puzza spaventosa”. Verbo ormai desueto, ma diffuso fino agli anni ’60 (areale di diffusione: da Putignano a via Fagiana, Riglione, Oratoio fino ai paesi della “bua”, ovvero S.Sisto e Pettori). Il verbo deriva da “lapite” (it. lapide), copertura di tombe e pozzi, in cui si annidano vapori miasmatici. E.G. “Pilade, lo ‘iudi ir pozzo der bottino che vi ci s’allapita?!”. Dove, per i più giovani e meno acculturati, il “bottino” (presente anche nella variante “merdacchio”, di area pisano/lucchese) va inteso come pozzo nero, luogo di raccolta di acque luride e troiai vari, confinati al chiuso per favorirne la fermentazione anaerobica). Quindi aggiungi pure “allapitare” e “bottino”, mentre sarei cauto sul “merdacchio”, che lascerei ai lucchesi per competenza. Troverei doveroso aggiungere l’intercalare rafforzativo “io boia” (non scrivo “Dio b.”, per ragioni di interdizione linguistica): E.G.: :sono andato sur Arno a pesca’, pultroppo (sic) c’era na ‘orrente ‘io boia esagerata” .
    Infine : vabbe’ che una lingua è varcosa di vivo e cambia, mai io espungerei il termine “ganziale”, un neologismo che non si po’ senti’ e che farebbe inorridire i puristi. Anche il termine “pugnette” è spurio e va sostituito con “presine”. Il termine “togo” in origine aveva un significato simile a “ganzo”, non quello indicato nella tua lista. E.G. “Ar primo giro der carcionculo (giostra con seggiolini trattenuti da catene che la forza centrifuga proietta all’esterno e che un ber paio di pedate date da un compagno ti proietta a maggiori altezze) ho pigliato lo scubidu’ (appeso in alto e che dava diritto a un giro gratisse). De’, è stato poo togo!”.

  36. Ciao Francesca , mi son venute in mente altre dù cosette:
    Lo zozzo (o la zozza al femminile): il sudicio o qualcuno sporco, allezzito!
    Il filanciano: filo metallico.
    Lo sceprone (lo usavano i miei bisnonni!): sono i nuvoloni che salgono dal mare quando sta per arrivare brutto tempo.

  37. A Buti si dice: un cè nimo
    Come dire non cè nessuno
    Ieri sera sono uscito per andare al bar, un c èra nimo
    Non so se si dice anche a pisa

  38. Bel lavoro, complimenti!

    Non ho visto il termine “brodo” usato come offesa, (imbecille, stronzo). Oh brodo, guarda dove metti i piedi!

  39. Mantrugiare: “questa banana è tutta mantrugiata! a forza di toccarla è diventata molliccia e immangiabile!”
    Fa venì l’aonco ai bai: un qualcosa davvero ripugnante.
    “È un lavorone!” per un pisano una cosa quasi al limite delle possibilità umane.

  40. Grande iniziativa!
    Contribuisco con un pò di modi di dire e proverbi pisani:

    Far la piscia senza ‘r peto è come mangià l’insalata senza aceto

    Cosa voi ‘he sia, uscio aperto abbada la ‘asa!

    quando ‘r culo è vezzo ar peto un si po’ tenello ‘heto

    in guerra e in carestia ogni buo è galleria

    PESA PIU’ ‘NA LIBBRA AR CULO CHE 100 IN SPALLA

    Ni par mill’anni di morì per riposassi

    E tanto si frigge ‘oll’acqua!

    Voglia di lavorà sartami addosso e fammi lavorà meno ‘he posso

    Fare come il cazzo alle vecchie

    TIRA PIU’ UN PELO DI FIA CHE UN CARRO DI BUOI

    Piccino ‘un lo senti e grosso ti fa male

    Tirassi la zappa su’ piedi

    cencio parla male di straccio

    Amà senz’esse’ amato è come pulissi ir culo senz’avè caato

    In bocca chiusa ‘un centra mosca!

    Si fa’ Casamicciola

    Mi fai mangia’ pane e veleno

    c’e n’ha per du braccia e du lire

    …i discorsi li porta via il vento..le biciclette i livornesi!

    ce n’ha per tre caate!

    sei più duro te dei carcagni dei frati !

    Dove c’è stato ir foo … ci puzza sempre di bruciato

    Tutto fa … disse quello che pisciava in Arno!

    un son mia venuto ar mondo perche’ mancava uno

    sei andato fori dar seminato!

    l’hai fatta fori dar vaso!

    se la mi nonna aveva le rote era un carretto

    se la mi nonna aveva le palle avevo tre nonni

    ‘Un mescoliamo ir piscio coll’urina

    Gnamo, fece prima mi mà a fammi

    luili’ dev’esse di portammare… l’arno e’ mio e il fosso a mezzo>>

    detto di una con le gambe secche: <&gt

    s’ha a di’ d’anda’

    Per chiede di levassi di culo…Si fa come le ‘urregge?

    C’ho ‘na voglia ‘ome di pigliallo ‘nculo

    E’ SIMPATIO COME PULISSI IR CULO COLL’ORTICA

    c’ho piedi diacci marmati

    bimbo fai ammodo: c’e’ piu’ puttane a lucca che peore in maremma!

    Ha visto più schizzi lei che li scogli di Marina

    Chi vor fa’ lo stronzolo più grosso der buo, ni lustra ‘ll’occhi

    Finché la bocca mangia e ‘r culo rende, si va ‘n domo alle medicine e a chi le vende

    l’e’ costato piu’ del Serchio ai lucchesi

    ‘un mangerebbe per ‘un caa’>>

    o bimbo, dove c’e’ bosco c’e’ animali

    com’e’ ciucco ir mi’ ‘ane quand’abbaia alle zolle

    A tromba’ leilì c’è la stessa soddisfazioni di gioà a pallone con gli zoccoli

    a monta’ ‘na scala ci vole tempo e tanta fati’a , a scende’ di brutto ci vole po’o e ci si fa’ dimorto male

    caati in mano e tirati du schiaffi

    ‘Un fa male ‘r bé, fa male ‘r ribé

    “oh bimbo,’un la trovo, ma se dioguardi la trovo ‘he ni garba mencio, la faccio mori'”

    eh’, un si mangia mia pizza e fii

    Senza lilleri un si lallera?

    vai a rama’ contro vento

    Ir peggio passo è quello dell’uscio

    Ma vai allo scario a conta’ sacchini!

    Equivalente di “bischero” — “TALLOCCIO”

    Persona “troppo” buona — “BIETOLONE”

    Mi fai confondere …” — “MI FAI INGABOIA’!!!”

    “A tutta velocità, a tutto volume, a tutta …” — “A TUTTO BORDONE”

    “Rompere” — “SGAINA'”

    “Tutto quanto” — “D’UGNI ‘OSA”

    Io se l’avessi ‘culo un lo caerei mai ma lo farei stagnà nella merda a vita!

    L’avessi in culo l’andrei a caa sul Po perché se lo caassi in arno ci sarebbe il rischio di ritrovammelo ar mare!!!

    non ho mia puppato da un pomello di una seggiola

    GIRA RIGIRA IR CODINO DER MAIALE E’ SEMPRE ‘NTORNO AR CULO

    Vo ner pian delle penne… andare a letto

    E’ meglio un po’ di vino ‘he sa d’aceto che cento fiasche d’acqua d’uliveto.

    Accidenti a te e a chi t’ha unto ir bellìo

    Se fai un ber gesto, ‘un facci ‘r manifesto.

    SE UN STAI ATTENTO LO PIGLI IN CULO COME SONA’ A PREDICA!

    Accidenti a te e chi ti ‘oce ‘r pane

    E’ come mette la gravatta ar maiale

    se lo pigliano gli caa la befana

    BIMBO SARVATI L’ANIMA PERCHE’ IR CORPO E’ GIA’ ANDATO

    Quando la Verrua mette ir cappello ..passegger porta l’ombrello

    granata nova spazza bene!

    Pan che avanza è ir cava fame!

    un è mia l’olio della maddalena!

    chi c’ha ‘rpane un c’ha denti chi c’ha denti un c’ha ‘ rpane

    fino a ieri hai mangiato nel bussolo

    Luilì vive ner mondo delle pete candite vive nelle nuvole!

    Ma sai ‘na sega te se la sega sega!

    TI DO UN PATTONE TI FERMO LA CRESCITA

    Inventa’ il bu’o alle ‘onche

    Fa ‘onco a ba’i. —> fà schifo–fà caa

    Fa ‘onco-fai venì la onca —>fai vomitare

    c’hai piu’ corna te d’un corbello di ‘iocciole

    chi un’ha casa stasera se la trova

    Donna che dimena l’anca è puttana o poo ci manca!

    OH NINI, CHI UN’HA TESTA ABBIA GAMBE

    oh nini, ne per scherzo ne per burla ,intorno al culo un ci voglio nulla!

    boia bimbo, c’hai piu culo che polmoni

    Un s’è mai visto una fia che lascia il su omo perchè la trombava troppo

    maiale lu lì in tasca c’ha le vipere!

    CHI CE L’HA PIù LUNGO SE LO TIRI

    CHI TROMBA SOLO LA SU MOGLIE NON VOL BENE NEMMENO A SU FIGLIOLI

    VIDI CAA E ME NE VENNE VOGLIA

    E SAI ‘OSA HAI INVENTATO IL BUO ALLA ‘ONCA

    MI PAI QUELLO CHE MI CAò SULL’USCIO E POI LA RIVOLEVA

    FACILE FA I FINOCCHI CO’R CULO DI QUELL’ALTRI

    LO MANGEREI ANCHE ‘N CAPO AI TIGNOSI!

    Conta’ come ir due a briscola!!!

    Se mi metto a fa’ i cappelli, la gente nasce senza testa

    Meglio ave’ paura che toccanne!!!

    bimbo lasciala stà la topa fame un ne leva forza un ne mette!

    siete più duri d’una ‘amionata di carabinieri

    E ‘un t’ha mia strozzato la balia

    Hai più corna te d’un cantero di forchette

    LA FIA TI FA’, LA FIA TI SFA’

    chi vor Cristo e se lo deve prega’!’

    c’ era anche vello che si divertiva a ciuccia’ un sasso!

    ma te mi voi da’ d’intende che Cristo e’ morto dal sonno!

    sai una sega te se la sega sega o se la sega un sega!

    Luilì cor culo manda avanti i treni

    ‘un venì fori co’lumini da notte

    Da Montelupo si vede Capraia, Cristo fa le persone eppoi l’appaia

    Primi freddi ‘un ti vestire primi cardi ‘un ti scoprire

    Sei sonato ‘ome le ‘ampane

    per forza un vien bene nemmeno l’ aceto!

    Ar tempo de’maiali eran sospiri

    Me la son vista brutta…come disse la contessa che camminava sugli specchi

    C’HO DA FA QUANT’È QUELLO CHE MORì DI NOTTE

    Lu’lì fa più danni della grandine

    Sei sudicio ‘ome un bastone da pollaio

    E’ come a Buti..chi l’avuti…l’avuti!

    se ‘un e’ zuppa e’ pan bagnato

    Gnamo bimbo datti da fa che le giornate son pizzi’otti

    chi ‘un ha vadrini ‘un abbia voglie

    meglio sta’ zitti che parla’ a vanvera

    Un ce ne’ pane secco e foglia unta

    Un ci si leva piu’ le gambe

    E se tu voi annuso le corregge

    Ma vai a pettina’ l’acciughe ar gombo

    Ti do una tranvata tra moccio e bava

    Sei più farzo de’soldi del Monopoli

    Secco come un uscio

    Prima di chiacchierà Sciacquati la bocca

    sei bella ome ir culo della padella

    c’hai la Faccia di merda-c’hai la ghigna a culo—> traditore

    c’hai la Faccia come ir culo—> sei sfacciato

    sei una Ghignaccia—>sei poco raccomandabile

    t’attacchi al tramme

    Chiedè a me de’passi di danza è come chiedè a un fiorentino della topa!

    fa’ le seghe a’ grilli

    o bimbo voi insegnà a babbo a pipà?

    Ha fatto meglio il falegname cor una sega che tu pa’ cor una trombata

    Pisa pesa il pepe al papa (proverbio medievale)

    • GRAZIE Andrea! Sei appena diventato il mio mito.
      Hai raccolto una quantità magistrale di modi di dire pisani.
      Grazie davvero per averli condivisi in questo mio articolo 🙂

  41. Allezzito!!
    Non ricordo cosa significhi precisamente, ma mi pare che indichi una persona che vive al di sotto di quello che le sue possibilita’ gli permetterebbero. Forse uno dal braccino corto.. ( perdonatemi eh…io sono milanese…)

  42. Manca “Accicciolato” quando prendi i vestiti e e invece di piegarli li sono tutti spiegazzati o ci fai una palla; “O perché hai messo lì i vestiti tutti Acciciolati? Dè Má un c’avevo voglia di piegalli”

  43. Ciao Francesca,
    nasini =mollette per i panni
    stucca/o =persona difficile da accontentare
    stinfia/stinfio= quando si ha la giornata storta e non ci va bene niente ( mamma mia oggi come sei stinfia, un ti va bene niente)

  44. Carrozzine: attrazioni del luna park in senso generico es: si va alla fiera a San Cascinano, oggi ci sono le carrozzine

    Guappo: ganzo ma in maniera ostentata e fastidiosa… es: luilì con la mi’ bimba ci fa troppo il guappo, se lo ce lo ribecco lo gonfio come una zampogna

  45. Ecco altre parole che mi vengono in mente:
    Pallonzolo: nella vanga è l’appoggio trasversale al manico su cui fare forza col piede per afondare il colpo
    Gaino: piede di porco, leva… Per cui Sgainare vuol dire anche scardinare, rompere… es: ho rotto la chiave nella serratura e ho dovuto sgainare il portoncino per entrare in casa
    Balletto: vuol dire subito, attimo… es: dammi una mano a spostare quelle piante, in due si fa in un balletto (o due balletti o tre balletti)
    Pidocchioso: pedante, puntiglioso, ma anche avaro, attento agli spiccioli, es: gli ho dato un passaggio e quel pidocchioso non mi ha nemmeno offerto il caffè
    Pruzzemolo: prezzemolo
    Panenzuppo: panzanella

  46. A zonzo, andare a giro. ‘Sì va un popò a zonzo’.
    Popò, usato sia per dire ‘un pò’ sia come cacca dei bambini, ‘l’hai fatta la popò?’
    La zozza, correggere il caffè col liquore.
    Il ramaiolo, ‘Mi pigli il ramaiolo che c’ho da girà la pasta’

  47. Ciao Francesca, da cascinese ormai “espatriato” apprezzo un sacco il lavoro che hai fatto, lo rileggo spesso per essere sicuro di non dimenticare niente 😉 ho scoperto (dalle facce sgomente delle persone quando le dicevo) che nel resto d’Italia non si usa:
    Seggiola (sedia)
    Lapis (matita)
    Appuntino ( temperino)
    Avere “furia” ( fretta, del tipo “Nini un mi mette furia!)
    Moversi ( accelera, “ti voi move un popo!”)

    • Ciao Lorenzo e grazie mille per il tuo commento, e per le nuove parole pisane (caspita, ma come ho fatto finora a scordarmele!?) che provvedo immediatamente ad aggiungere!

  48. Ottimo articolo, comunque svariate parole si ritrovano anche in tanti altri dialetti della Toscana. Tra i vernacoli toscani cìè una forte somiglianza, poi tante parole non sono altro che un italiano di qualche secolo fa.

    • Ciao Ilaria, grazie per tutti i commenti. “Alleghire” però non l’ho mai sentito né usato. Ho provato a cercarlo online ma non trovo il significato: sai spiegarmelo meglio così vado a inserirlo? Grazie mille.

  49. Foggiano/ foggianata= tamarro/tamarrata (ti sei vestito proprio foggiano oggi/o che foggianata di macchina hai preso?)

    Bardato= imbacuccato/riparato (c’era un freddo pipone, ma mi son bardato bene bene)

    Sortire = uscire (sorti di casa, che un è più nuvolo, c’è ‘r sole!)

    Golino = colpo dato alla gola(orapoi se un la smetti ti tiro un golino)

  50. Nottola…. serratura a corda
    Martinicca. … freno del barroccio ( sei più indietro della martinicca )
    Stasera, Basculla ( bilancia)

    Andrea, Pontedera

  51. Boia! Sei ‘na’ osa fantastia… Troppo ganza per davvero, ma perché un ci fai ‘na bella applicazione? No davvero seondo me fare un bel po’ di successo. O poi fa te è!!

  52. Ciao Francesca, grazie per la cortese risposta; volevo dire che termini come per esempio “abborracciato”, “aggeggio”, “arrabattarsi”, “ammodo”, “accomodare”, ecc. si trovano sui vocabolarî italiani, e basta essere un lettore “medio” di cose che non siano proprio di livello infimo per conoscerle (ma in quanto termini della lingua nazionale, non di un qualsiasi dialetto). Ma che poi in pisano non dovrebbe essere per esempio “arrabattassi”, “accomodà”, ecc.? Cosí è proprio italiano. 🙂
    Io comunque sono di Roma.
    Un saluto

  53. Boh, per me, a parte qualche parola vernacolare, la maggior parte è italiano o comunque molto vicino a esso. Non vedo proprio che cosa vi sia di così incomprensibile.

    • Ciao Andrea, su qualche parola ti do ragione. Ormai il confine tra ciò che è italiano e cosa è dialetto – specialmente per noi toscani – è lieve. però va ammesso che alcune parole sono davvero dialettali e spesso quando noi pisani parliamo le persone non ci capiscono. Posso chiederti tu di dove sei? 🙂

  54. Petecchie = caccoline di cacca (dal famoso brano ecco tu mà, ecco tu mà col cantero con le petecchie ar culo) – Un’è mia mio è der mi amio – badabimbunbè (Attento ragazzo non bere). Infine “Spuciarsi” e “Spidocchiare” togliersi parassiti di dosso o indagare su qualcosa o su qualcuno per poter spettegolare.

    • Grazie Edoardo! Pugnette inserite (vero!!!).
      Artro così come tutte le altre parole dove noi pisani mettiamo la R non le vado a inserire nell’articolo,… che altrimenti diventerebbe lungo come l’Aurelia 🙂
      Se te ne vengono in mente altre però segnalamele. Grazie!

  55. La materassa (ok si capisce), il pillone (che non è un grosso palo), ma soprattutto la terrantola, tutto fuorché un ragno!!!

  56. Ciao Francesca. Alcuni altri termini e modi di intercalare che mi sono venuti in mente. Non garantisco sulla correttezza:

    arrotare: investire qualcuno per strada
    frugassi: rovistare in cerca di qualcosa nelle proprie tasche
    trugolo: sporcaccione
    noia: fastidio, cosa insopportabile. “‘un ‘mi da’nnoia!”, “Mi se’ venuto a’nnoia!”
    ovvìa
    tarpone: persona poco sveglia
    bimbo, bimba: persona da 0 a 100 anni
    figliolo, figliola: figlio, figlia
    struggessi: addolorarsi, affliggersi
    sicché: intercalare nel discorso
    biacco: biscia
    cianci’ato: sgualcito
    troncà: spezzare
    manco po’o: per poco
    picchio: colpo, pugno

    • Mitico Tony, che bella lista! Faccio un check e apporto le dovute aggiunte alla mia lista. Grazie mille e se te ne vengono altre in mente fai un altro salto qui! 😉 Ciao ciao

  57. non ho trovato il termine furia = fretta, premura; “c’hai furia?”. Da cui la nota frase: “Se tu c’hai furia, c’hai un ber cavallo!”

  58. Sgalembare ^ Pendere, detto per lo più di abiti, “Quella gonna sgalemba sul davanti” L’rlo non è pari ed è più lunga davanti.-
    Sbilenco, Pendente usato per cose anche la torre a Pisa è sbilenca.

  59. non so se hai inserito questi:

    orbào = alloro
    taranbàno = ironico, prendendo un po’ in giro qualcuno che arriva (“gao è rivato taranbàno, prese moglie cor un zacco di cipolle”)
    acciòri = accidenti, accipicchia
    incantà i bai = fare il mazzo a qualcuno (vedrai viene tu pà t’incanta i bai)
    treto = tetro, truce, crudele
    nappa = naso (grosso)
    bazza = mento
    golié = collana (dal francese collier)
    groppa, groppone = schiena
    bariùccoli = molto velocemente (“veniva giù a bariùccoli”)
    budello = donna di malcostume
    ridessola = direzzola
    granata = scopa
    pernio = uomo impostato, elegante, tutto d’un pezzo
    micco = lavoratore instancabile
    damo = fidanzato
    chinoni = curvo, carponi

  60. Cee= avannotti di anguille simili ai bianchetti nell’aspetto,erano tipiche della cucina pisana da anni ne è vietata la pesca

    Ripaiola= grande retino per pescare le Cee

  61. Non una parola ma una regola, i verbi all’indicativo perdono il re finale e prendono l’accento (escluso essere che perde il re m on prende l’accento) es: Un ce lo fa’ anda’/ senti’, vede’= non farcelo andare, sentire, vedere

  62. non ho trovato il verbo strinare, che si usa per indicare l’operazione di fiammeggiare il pollo, ma anche se ti sbruciacchi qualcosa: mi sono strinata le ciglia accendendo la sigaretta

  63. Trabiccolo scaldino per il letto
    Caldano vaso di terracotta con manico per metterci la brace per scaldarsi i piedi e da agganciare al trabiccolo.

    • Ciao Ivo e grazie per le tue segnalazioni. Per quanto riguarda Trabiccolo, l’ho aggiunto ma ho aggiunto anche una variante: in pisano lo usiamo anche riferendoci a una macchina stravagante: Es. “Mario voleva comprare l’auto nuova! Poi l’ho visto arrivare con quel trabiccolo che pare del mi nonno!”

  64. Egnalo gentilmente una imprecisione
    Cantera non significa “Vaso da Notte” ma “cassetto”.
    Mentre “Cantero” è il vaso da notte

  65. P.s.: testo e pannocchia si, esistono eccome! Nonna docet!
    E la bodda non è la rana ma il rospo ciccione, difatti si usa anche per indicare una persona sovrappeso (“bada bodda leilì, non passa dalle porte”) (sorry per la politically scorrettezza)

    Odori (spezie, ma ancor più specificatamente il misto di verdure classiche da brodo cipolla-carota-prezzemolo-sedano)
    Incastrarci (entrarci con qualcosa, “hai fatto un discorso che non c’incastra una sega”)
    Sega (niente, “hai fatto un discorso che non c’incastra una sega”)
    Discorrere (sentenziare, litigare “quei due è tutto ir giorno che discorrono, anzi, discorrAno)
    Ragionare (parlare, “sono due ore che ragiono al telefono”)
    Gaìre (morire, “quel pover’omo è gaìto in un incidente”)
    Sgainare/schiantare/schiattare (letteralmente “morire di”, “sto sgainando di freddo, c’è un freddo di schianta”)
    Schiattare/sboddare (ingrassare, “da quando ha fatto il figliòlo è sboddata da morì”)
    Ganziale (versione molto 90’s dell’aggettivo ganzo)
    Ganzo inteso come amante o in alcuni casi anche come fidanzato (“lelì è du anni che c’ha il ganzo e il su marito ancora non se n’è accorto”)
    Averla avuta (essere all’estremo di qualcosa, subire qualcosa come una malattia o una rottura di scatole, “ieri son stata tutto il giorno nella pioggia e l’ho avuta”, “luilì beve così tanto che ormai l’ha avuta”)
    Saperci (sapere di qualcosa o non sapere di niente, “quel quadro sulla parete non mi ci sa di niente”)

    Mi è partito il freno ahaha

  66. Onco/aonco (avècci l’onco, avere la nausea)
    Rigozzare (vomitare, sequel naturale dell’onco)
    Caàta (cacca, o anche usato come aggettivo “popò di caata che non sei altro)
    Smaniare (smanioso, smanie etc, impaziente, impazienza “c’hai delle smanie non ti si regge”)
    Vaffandomo (very old school su proposta della mi’nonna, versione “politically correct” del vaffanculo)
    Guanciale (che poi, come acquaio, granata e altre è in realtà italiano corretto, ma troppo antico per essere compreso dai giovini di altre terre. Cuscino)
    Chetarsi (stessa cosa. Stare zitto. “certo un’ti cheti mai”)
    Fio/fia (sia come aggettivo riferito a una persona bella, attraente, che come termine, “il mi’fio”, il mio ragazzo)
    Catrozzolo (piccola particella di qualcosa, “ho fatto il pane è m’è avanzato un catrozzolo di pasta per un panino”)
    Aggeggio/aggeggiare/aggeggino (una cosa, una roba, o anche un marchingnegno, e il verbo di avere sempre le mani occupate a fare qualcosa “il mi’ figliolo sta sempre ad aggeggiare coi colori, diventerà un artista”)
    Ciuccione (bacio in bocca con la lingua)
    Testo (coperchio della pentola)
    Ciambrotta (misto di verdure, ratatouille. Altro reperto nonnesco)
    Ammodo/ammodino (riferito a una cosa fatta per bene, o anche come aggettivo/esclamazione “oggi ho cucinato una pasta veramente ammodo” “Ammodo allora, ci becchiamo domani”)
    Ierlaltro (l’altro ieri)
    Gabina (cabina del mare)
    Stònfo (un sacco. “Questo post ha uno stònfo di risposte”)

    Saluti da Oslo e complimenti per il post! Ormai ti sei messa in un’impresa più grande di te, grazie ai vari contributi dei lettori presto avremo un dizionario completissimo 😀

    • Ciao Gnubby, che dire? Sei stata semplicemente fantastica! Grazie per il tuo contributo. Questo articolo, pubblicato lo scorso maggio 2016, non aveva alcuna pretesa ma ormai è diventato un vero e proprio archiviatore di termini pisani, con una partecipazione che mai avrei creduto, e questo mi fa immensamente piacere.
      Grazie a tutti voi ragazzi, siete stupendi!
      Continuo ad aspettare tutti i vostri suggerimenti e ad aggiungerli. Ormai la lista è diventata lunghissima!

  67. E che ne dici di “maolato” (a significare “ammaccato”, “pieno di macchie”, “pieno di ematomi”). “Sei tutto maolato”, dice la mamma al bimbo tornato dopo ore di gioco in cortile.

  68. Cara Francesca, bellissimo lavoro, mi hai fatto morire dal ridere e anche rendere conto che…il pisano è un dialetto!!!! Vorrei aggiungere una perla di pisanità (spero non sia una parola coniata da me e basta!), ovvero il verbo “scaciare”, che letteralmente significa andarsene, con una accezione di urgenza o di fastidio, a seconda dei contesti. Tipo “Meglio scacià di vì vai che è meglio” oppure “Scacia di vì vai, che non c’ho tempo da perdé!!”. Spero sia un contributo utile! Ancora complimenti!!!!

  69. Io sono lucchese ma da anni vengo a Pisa. Prima x studio adesso ci lavoro. Molti termini sono simili al lucchese ma alcuni erano nuovi anche x me. Tipo il Melone x dire la Mortadella!!! Oppure: Deh sei una fava!
    Cq quello che mi ha fatto piu’ schiantare e che ancora nn comprendo: Dove torni di casa!!!! Ma se ci vado x la prima volta, perché dite dove torni?????

  70. C’è anche TORSOLO, SFOATO (nel senso di “spaccare” in qualcosa tipo “oggi ho sfoato alla partita”), BISCHERO (inteso come “scemotto”), STIAFFO (schiaffo), VESTO/VELLO (questo,quello), BUORITTO (non credo abbia bisogno di spiegazione!!), FREGOLI (nel senso di “ha fretta” tipo “guarda come cammina quella, c’ha i fregoli al C***”), OMBELLìO (ombelico)…se me ne vengono altre te le scrivo France 😀

  71. RUMARE: mescolare qualcosa
    (Queste due le dice mia nonna, non so se sono conosciute: TÈSTO: coperchio della pentola
    PANNOCCHIA: il telefono della doccia)

    • Ciao Veronica, e grazie! Rumare l’ho aggiunta nella lista; le altre due non le ho mai sentite dire e non ho trovato riscontri. Qualcuno sa dirci qualcosa sui termini Tèsto e Pannocchia?

  72. C’è anche “scrimolo” nel senso di bordo di un mobile, tipicamente un tavolo. “L’hai messo proprio sullo scrimolo: ora ti casca!”

  73. Desinare (ho desinato ar tocco), arbagie (te le faccio passà io l’arbagie), tornare (s’è sposata e è tornata a Carci), innaqquerito (luilì c’ha r cervello innaqquerito), scepre (siepe), callare (corte), sereno (rugiada), peoro (cornuto), cantero (vaso da notte), cartella (borsa per la scuola), lezione (compiti per casa), groppone (schiena), chiorba (testa), fritte (insetticida)…

    • Grazie Fabio! Ma quante ne abbiamo di parole in pisano? Quelle che hai indicato le conosco ma non mi erano venute in mente. Vado a integrarle subito nell’articolo. Grazie!

  74. Nella mia zona si dice anche,si “schianta” dal freddo o dal caldo, oppure, da quanto sto male schianto! È un termine che si usa per indicare varie cose! Spero di esserti stata utile! Comunque mi è piaciuto un sacco questo articolo, ho letto termini che non mi ricordavo nemmeno dell’esistenza! Ahahah! Molto bello!

  75. Ma brava. mi hai fatto fare due risate leggendo termini che conoscevo da buona pisana ma che avevo rimosso. Che ne dici di “cardeo/zitellotto attempato ” e “ramerino o tramerino/rosmarino” elisabetta

    • Grazie mamma!!! Il tuo primo commento sul blog, è da incorniciare 🙂
      Aggiungo!

  76. Da calabrese trapiantato a Pisa mi sono sempre rimasti impressi i modi di dire pisani. Tralasciando già quelli che te hai menzionato mi viene da aggiungere questi: Ganzo, bellino, coltella, bodda.

  77. Che bel post interessante! Questi sono quelli che ho buttato giù alla rinfusa a caldo. Spero di non scrivere doppioni. A te la traduzione 😉

    Tegame
    Pinzo
    Coltrone
    Cantera/Canterale
    Groppone
    Ganzo (in tutte le sue accezioni – figo, amante, ecc.)
    Uscio
    Buo
    Cencio
    Caata
    Gnamo
    Sgainare
    Bellìo
    Pattone
    (Fare) onco
    Riscontro
    Pappagorgia
    Fio secco
    Potta
    Tocco
    Toccànne
    Cee
    Becco
    Bècio

    • Grazie Nicola! Che sfilza di parole in pisano. Mitico! Non avevo dubbi. Grazie vado ad aggiungerle!

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