Quella volta che ho fatto figure di merda in viaggio

W le figure di merda che ci fanno sentire sempre noi stessi: a casa, con gli amici, con gli sconosciuti e – perché no – anche in viaggio.

Oggi vi faccio fare due risate raccontandovi alcuni episodi che mi sono successi durante i miei viaggi in giro per il mondo. Siore e siori venghino, vi presento le mie 5 migliori figure di merda in viaggio.

Le mie 5 migliori figure di merda in viaggio

Do you know Propoli?

Inverno 2009. Il mio primo viaggio a Londra per festeggiare la mia laurea, insieme a mia mamma. Non avevo ancora il mio primo smartphone. Internet all’estero era una cosa ancora inconcepibile. Figuriamoci l’idea di chiedere aiuto a Google Traduttore.

Non per tirare acqua al mio mulino – o per mettere le mani avanti – ma io e l’inglese siamo sempre andati abbastanza d’accordo. Un inglese scolastico, intendiamoci, ma con una solida grammatica alle spalle e un vocabolario abbastanza ricco.

Se non che… mi vengono le placche in gola. Avevo le tonsille grosse come due susine. Entro in una farmacia e…. “Aspetta, come si dice tonsille in inglese?”. Chi l’aveva mai usato come termine prima di allora, scusate?!

Voi mi direte: “Ma non potevi fare l’italiana media e tradurlo con un banale tonsils?”. Avete ragione, e avreste azzeccato visto che tonsils è l’esatta traduzione di tonsille. Ma a me piace complicarmi la vita così alla gentile signora dietro al banco ho iniziato a fare una supercazzola in inglese spiegandole che “Bla bla bla…. Mi fa male il collo…” (neck era l’unica parola che mi veniva in mente in quel momento), con tanto di indice che continuava a indicare la parte incriminata del mio corpo.

Credo sia stata una delle peggiori figure di merda della mia vita. Sembrava un dialogo tra premi Nobel. E all’ennesimo scuotimento della testa da parte della commessa mi è uscita la bomba: “Do you know Propoli?”. Ovviamente no. Mi ha guardato basita e avrà sicuramente pensato “Ma che c***o è il Propoli?”.

Beata gioventù. Mi scappa ancora da ridere quando ci ripenso. E il bello è che a distanza di così tanti anni non ricordo l’epilogo della faccenda. Ho provato a domandare anche a mia mamma e il finale è piuttosto confuso.

Ahhh, tuo padre?!

Rimarrà negli annali il viaggio all’Oktoberfest con mio padre.
Un’esperienza bellissima della quale conservo ricordi memorabili, alcuni dei quali divertentissimi. Il più bello non poteva che essere una figura di merda.

In sintesi: io e mio padre andiamo alla festa della birra più famosa al mondo a Monaco di Baviera, arriviamo il giorno dell’inaugurazione, facciamo la fila per entrare nello stand della Paulaner. Una volta entrati ci sediamo a uno dei tavoli insieme a un gruppetto di baldi giovani tedeschi. Nell’attesa della birra iniziamo a chiacchierare (ovviamente in inglese) e dopo un po’, per evitare equivoci, io esordisco con “…così ho deciso di venire all’Oktoberfest con mio padre“.
Ahhh, tuo padre?!“.
OK. L’equivoco che temev(am)o si era creato!

Photo © Francesca Turchi

Ma dov’è la Bastiglia?

Qui faccio un salto temporale nel lontano 2008. L’anno che mi piace definire “del mio primo vero viaggio“, quello che ha dato inizio a tutto quanto tra cui l’apertura di questo blog di viaggi. L’anno delle vacanze estive a Parigi con Sara, Silvia, Laura, Ottavia, Emanuele, Ylenia e Luca. Se ripenso a quel viaggio non posso fare a meno di ridere ricordando un episodio che ci riguardò tutti.

Prendiamo la metro, arriviamo alla fermata di Bastille, usciamo fuori, ci guardiamo intorno e poi ci guardiamo a vicenda esclamando: “Ma dov’è la Bastiglia?”. La vocina di Laura esordisce con: “Non esiste più. Mai sentito parlare della Presa della Bastiglia?”.

A scuola ero una secchiona anche se a storia sono sempre stata una capra. Ma sia io che gli altri pensavamo che, dove un tempo sorgeva la Bastiglia, ci fosse ancora qualcosa da poter visitare tutt’oggi. Che ne so: un museo, dei ruderi…. e invece niente, nemmeno un baracchino (cit. Silvia).

metro parigi bastille

In discoteca a Londra con le valigie

Un’altra simpatica figura di merda che ho fatto risale a uno dei miei tanti viaggi a Londra. Correva l’anno 2012 e prima di riprendere il volo di rientro verso l’Italia ho avuto la brillante idea di fare l’afterhour in discoteca a Shoreditch. Mal di poco, ero giovane.

Quella sera ho cambiato qualcosa come 3 o 4 discoteche e pub… con le valigie al seguito. Mal di poco, anche questo. Se non fosse che all’entrata di ogni locale mi hanno fatto aprire tutto per ispezione di controllo.

Immaginate la fila che solitamente c’è all’ingresso di una discoteca e ora provate a pensare alla coda che si crea in aeroporto quando chiedono a un passeggero di aprire il bagaglio. Ecco, presente: quella a creare la coda, in più di una discoteca a Londra, ero io!

It’s just a cigarette

Questa è la gaffe più bella, tenetevi forte.
Anche qui entra in ballo il mio inglese ma stavolta in edizione Giappone 2017. Senza dubbio una delle mie migliori performance.

Ma prima di tutto una premessa: in molte città giapponesi non è consentito fumare all’aperto. Durante il mio viaggio in Giappone ne ho avuto la prova e ho rispettato pedissequamente questo divieto anche se ho appurato come in alcune città – come ad esempio a Osaka – ognuno fa ciò che vuole, tra cui fumare tranquillamente per strada.

Torniamo a me. Una sera ho sgarrato, faccio mea culpa.
Eravamo a Kobe in Motomachidori, ossia una lunga strada pedonale al coperto con i negozi su entrambi i lati. Diluviava nel vero senso del termine, i negozi erano chiusi e non c’era un’anima in giro. Ci sediamo sulle scale in prossimità dell’uscita esterna e fumiamo una sigaretta.

Premetto che sono anni che ho smesso di fumare le sigarette e fumo il tabacco che per un occhio meno attento – è vero – può sembrare altro.

Vuoi per il fatto che in Giappone è strano vedere persone che fumano, vuoi perché il tabacco non ha le fattezze di una sigaretta, un signore giapponese si avvicina e mi lascia chiaramente intendere se posso farlo fumare.

“Ecco, questo pensa che mi sto fumando una canna!”.
Il pensiero è stato subito quello ma la mia voce è stata più repentina al punto da farmi prontamente rispondere con uno spavaldo “Sorry, it’s just a cigarette!”. “Ah ok. No worries!” è stata la risposta di lui.

Immagine via Google Maps

Spero di avervi fatto fare due risate leggendo questo articolo. Io mi sono divertita molto a scriverlo ricordando i miei viaggi e questi episodi a metà tra il comico e una gaffe. E ora, se vi va, raccontatemi voi: avete mai fatto figure di merda in viaggio? Vi aspetto nei commenti.

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Francesca Turchihttps://www.travelstales.it/
Travel Blogger, Social Media Strategist, Web Content Writer & much more since 2009.

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